Quando il colore diventa libertà
Si è concluso il progetto “L’Arte non ha Sbarre”, un percorso artistico e umano che ha trasformato la Casa Circondariale Femminile di Rebibbia in un luogo di creatività, ascolto e rinascita.
Realizzato grazie al contributo dell’8xMille della Chiesa Valdese, il progetto ha dimostrato ancora una volta come l’arte possa diventare uno strumento concreto di emancipazione e cambiamento.
Un laboratorio per ritrovare sé stesse
I laboratori artistici, guidati da Valentina Iavasile con la partecipazione degli artisti Moby Dick e Chiara Anaclio, hanno coinvolto le donne detenute in un percorso di scoperta personale e collettiva.
Attraverso la pittura, la parola e l’immaginazione, le partecipanti hanno esplorato i propri desideri, le proprie paure e le possibilità di una nuova libertà interiore.
Ogni incontro è stato un passo verso la costruzione di un linguaggio comune fatto di segni, colori e simboli, capace di trasformare le pareti del carcere in spazi di espressione e speranza.
Il risultato è stato la realizzazione di due murales collettivi, opere corali che raccontano storie di forza, fragilità e resilienza.
Le opere di Moby Dick e Chiara Anaclio sono nate dal dialogo profondo tra artiste e partecipanti, come un filo di senso che unisce il dentro e il fuori, il visibile e l’invisibile.
Il valore dell’arte sociale
Attraverso la creazione artistica, le donne hanno potuto riappropriarsi del proprio spazio, della propria voce e del proprio diritto al sogno, riscoprendo la potenza trasformativa dell’arte come linguaggio universale.
Come sottolinea Leonardo Maria Ruggeri Masini, presidente di Liberamente:
“Ogni tratto, ogni colore, ogni gesto è stato un atto di fiducia: verso sé stesse, verso le altre, verso la possibilità di un domani diverso.”
Un grazie condiviso
Il progetto è stato possibile grazie al contributo dell’8xMille della Chiesa Valdese, che da anni sostiene iniziative culturali e sociali capaci di generare impatto e cambiamento.
Un ringraziamento speciale va a Valentina Iavasile, Moby Dick, Chiara Anaclio, agli assistenti ai laboratori e a tutte le donne della Casa Circondariale di Rebibbia, che con la loro partecipazione e sensibilità hanno reso questo percorso indimenticabile.
Un messaggio che resta
“L’Arte non ha Sbarre” non si conclude con la fine dei laboratori, ma continua nelle tracce che ha lasciato: sui muri, nei cuori e nei pensieri di chi ha partecipato.



